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Ian Hunter, il Viaggio di una Leggenda del Rock: Dagli Esordi alla Carriera Solista

Originario di Blackpool (1946) figlio di un funzionario del servizio segreto britannico. Inizia la carriera in Germania con il bassista Fred fingers Lee, poi torna in patria, entra nei Silence che successivamente si ribattezzano Mott the Hoople.

Ma è dal 1974 che la nostra storia parte in quanto a seguito di un allontanamento dai Mott the Hoople causato da un collasso fisico che Ian Hunter intesse la sua carriera solista. Oltre a lui anche il suo sodale Mick Ronson abbandona i Mott the Hoople.

Gennaio 1975 Hunter e Ronson formano la Hunter Ronson band, formazione utile a promuovere i rispettivi album solisti. Il primo album è del 1975, titolo omonimo ed è uscito su CBS, Mick Ronson è sempre della partita in qualità di collaboratore e l’abum si apre con la prima versione di “Once Bitten Twice Shy”.

Ronson sebbene si lega alla Rolling Thunder Revue di Bob Dylan sarà sempre presente nelle incisioni di Ian Hunter.

“All american alien boys” e “Overnight angels” sono due album di scarso successo. Il primo è registrato agli Electric Lady studios di New York e vede la presenza di musicisti decisamente “pesanti” come David Sanborn, Asley Dunbar e Jaco Patorious tra i tanti, si sente molto la passione di Ian Hunter per Bob Dylan e anche qui c’è un piccolo classico come “Irene Wilde”. Per “Overnights angels” del 1977 invece mostra una vera e propria involuzione a un semplice e banale hard rock.

Maggio 1977 trasferimento in Usa per riorganizzare la carriera. Lavori di produzione essenzialmente.

Bisonga aspettare il 1979 per tornare con un album decisamente all’altezza del nome, “You’re Never Alone With Schizophrenic”, album di notevole successo con tantissimi ospiti la E Street band di Springsteen fornisce alcuni musicisti come Roy Bittan e Max Weinberg d’altronde parliamo di una delle band del momento in più John Cale, Ellen Foley, Eric Bloom.

“Bastard” con John Cale al piano di John Cale e “Cleveland rocks” sono i due grandi classici dell’album.

Successo del singolo Just Another Night, Ian Hunter si conferma un vero outsider, Mick Ronson è di nuovo coinvolto. Poi nel 1980 l’uscita dell’immancabile live album, “Welcome to the club” registrato al Roxy di Los Angeles, ovviamente è affiancato on stage da Mick Ronson che insieme a Ian Hunter forma una coppia degna di stare alla pari di Ron Wood e Keith Richards. 

Short Back ‘n Sides 1981, con molti ospiti. 1981, esce “Short back n’sides”, mixato da Bob Clearmountain, coinvolge musicisti del giro dei Clash come Mick Jones che produce, Topper Headon, Ellen Foley e Tymon Dogg e in “Need Your Love” compare Todd Rundgren.

“All Of The Good Ones Are Taken” del 1983 mostra in copertina un Ian Hunter senza i suoi immancabili occhiali scuri, album discreto dove in uno dei suoi brani migliori in assoluto come “Death And Glory Boys” figura al sax Clarence Clemons.

Bisogna aspettare il 1990 per un album a quattro mani inciso con il fedele Mick Ronson, “Yui Orta”, album discreto che alterna pezzi molto interssanti con alcune cadute di stile.

Il 1995 invece è con “Dirty laundry” che troviamo un Ian Hunter a ottimi livelli,parliamo di un buon disco dove in alcuni pezzi come “Scars” si sente forte l’impronta di Bob Dylan, suo modello di riferimento in molte sue composizioni. Discretamente interessante è anche “Rant” da cui prenderà il nome la band che lo accompagna on stage e in studio.

In “Ripoff” è possibile ascoltare la grande classe del nostro, “Still love Rock and roll”, “Wash us away” e “Death of a nation” sono i pezzi migliori di un album che non sempre è di livello, alcune composizioni sono un pò fuori fuoco ed è un peccato.

Però nel 2007 Ina Hunter con “Shrunken heads” torna in circuito con un grande album. “Fuss about nothin”, “When the world was round” e “Soul of America” molto dylaniane sua antica passione, “Brainwashed” molto roccata come una vecchia volpe come lui sa fare. Molto bella “Guiding light” con un tono molto nostalgico dei tempi gloriosi andati. Nel 2008 Ian Hunter torna con “Man overboard”, i temi sono i soliti, ballate elettriche, la lezione di Bob Dylan come la canzone che dà il titolo all’album.

Ovviamente c’è anche tantissimo mestiere, ormai non ha più nulla di dimostrare, Ian Hunter è un musicista con un grandissimo passato ma che non ne vuole appendere la chitarra al chiodo.

“Arm and legs” è un pezzo memorabile che merita di stare fra le sue cose migliori come anche “Up and running”, rock and roll che sà di antico, come di antico è la quasi springsteniana “Babylon blues”. Struggenti “Flowers” e “Way with words” e gran finale con “River of tears”.

Il successivo “When I’m a president” del 2012 inciso la Rant band è decisamente più elettrico, l’asticella è decisamente salita “Fatally flawed” è un pezzo incredibile come incredibile è la canzone che dà il titolo all’album. Un’intera carriera passa in 4 minuti e poco più, poi da qui in avanti non serve elencare le canzoni migliori. Non c’è un brano al di sotto della media, “When I’m president” è una delle cose migliori in assoluto prodotte da Ian Hunter. L’album del 2016 “Finger crossed” è un album onesto minore rispetto ai precedenti, bisongna attendere il 2023 per il primo della serie “Defiance” che si concluderà quest’anno con la parte seconda. Sono due album pieni di ospiti come Johnny Depp, Mike Campbell, Joe Elliot, Ringo Starr, Waddy Watchell e mi fermo qui perchè sono davvero tantissimi. Tutti si sono offerti per poter partecipare alle sessions dei due album e i risultati sono davvero sbalorditivi per un artista nato nel 1939. Il primo sicuramente è il migliore con pezzi come “Bed of roses”,

“Guernica” e “No hard feelings”. Ad aprile di quest’anno è uscito “Defiance part 2” con molti musicisti coinvolti come ospiti, come Lucinda Willaims, Joe Elliott, membri dei Cheap Trick e le ultime registrazioni di Jeff Beck e di Taylor Hawkins. Le sessions di registrazione sono le stesse della parte 1 e fra le canzoni volgio segnalare “Hope”, “Precious” e “Fiction” fra le tante. Il livello compositivo è lo stesso del volume uno, ma sopratutto voglio segnalare che Ian Hunter è del 1939 e quindi è uno dei più anziani in assoluto in quella generazione di musicisti che hanno reso immortale la nostra musica.

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