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La nostra intervista all’attore Gabriele Filosa, volto noto degli spot televisivi: le mille facce del cinema

Come ha iniziato la sua carriera di attore?

È colpa di Corrado Guzzanti. Ero un bambino, mi divertivo a imitare i personaggi inventati da Corrado Guzzanti e dai comici del Pippo Kennedy Show credo sia iniziata così. Il mio pezzo forte era Gabriele La Porta che teneva in ostaggio i suoi ospiti nel suo programma di filosofia con la sua follia o lo stupendo venditore di quadri di Teleproboscide, che vendeva sole, proponevo le mie imitazioni nell’intervallo a compagni e a casa, ah e i dialetti, mi divertivo a fare i dialetti. A volte invece creavo con colla vinilica e uno stuzzicadente delle finte ferite su braccia o viso e poi col sangue finto di Carnevale fingevo di essermi ferito e correvo dai miei genitori urlando per farli spaventare, loro se lo ricordano molto bene. 

Cosa l’ha ispirato a diventare attore?

Quando ero piccolo c’era un teatro dietro casa, il Teatro Araldo detto Il Teatro dell’Angolo, e i miei genitori portavano sempre me e mia sorella a vedere spettacoli. Ero incantato da queste persone coraggiose che sopra un palco davanti a tutti giocavano al teatro, facevano ridere o piangere, mi facevano sognare, volevo essere come loro, non sapevo ancora che qualche anno più tardi sarei stato su quello stesso palco a fare uno spettacolo anche io. 

Ha frequentato scuole di recitazione o corsi di formazione specifici?

Ho partecipato per la prima volta ad un corso di teatro in prima media, era un laboratorio proposto dalla scuola condotto dall’attore Ugo Giletta una persona stupenda, mi ispirò molto. L’anno successivo mi iscrissi parallelamente al corso di teatro proposto dal Teatro Araldo, lì trovai una insegnante che mi avrebbe cambiato la vita: Luigina Dagostino, diventò una seconda madre per me e i miei compagni di corso oltre che regista di tanti spettacoli. La classe era molto affiatata e seguìi poi il corso avanzato, e quel gruppo diventò speciale. La compagnia del Teatro dell’Angolo voleva diventare grande e nel 2006 ci trasferimmo in quella che sarebbe poi diventata La Casa Del Teatro Ragazzi e Giovani, Fondazione TRG, sotto il Teatro Stabile d’innovazione di Torino. Lì feci il mio primo spettacolo teatrale da scritturato. Parallelamente ai corsi e agli anni del Liceo frequentai per due anni la scuola di doppiaggio della O.D.S. per educare la voce, e alcuni Masterclass di recitazione cinematografica. In seguito entrai nella scuola di perfezionamento per attori diretta da Jurij Ferrini, dove incontrai docenti incredibili, come Natalino Balasso, Jurij Ferrini, Gabriele Vacis, Nicole Kehrberger, Checco Origo, Marco Lorenzi, Cristina Pezzoli, Gianluigi Fogacci ma per questo ci sarebbe bisogno di un’ intervista a parte, perché furono due anni assurdi. Partecipai poi ad una Masterclass sulla tecnica Chubbuck a Roma con Patrizia De Santis. Non si smette mai di studiare e prepararsi.. ma come diceva la Kehberger la migliore palestra dell’attore è fuori di casa a studiare le persone. 

Ha avuto dei modelli di riferimento nel mondo del cinema o del teatro?

Uno degli attori italiani che stimo di più è Silvio Orlando, un attore umile, con un talento strepitoso, che ha vissuto lontano dai gossip o dai riflettori, è sempre stato fedele alla sua linea e pur non essendo bello, alto e palestrato ha dimostrato che il talento ti fa arrivare ovunque, un gran professionista. Nello scenario internazionale invece Gene Wilder è stato il mio idolo fin da bambino, per la sua comicità minimale, un genio unico.

Può raccontarci del suo primo ruolo importante?

Non saprei, i ruoli per un attore sono tutti importanti, apprezzai molto quando mi assegnarono il ruolo di Demetrio in “Sogno di una notte di mezza estate” con la compagnia Alfieri. 

Qual è stato il progetto più sfidante a cui ha lavorato finora?

Mi venne proposto di fare uno spettacolo assieme all’ Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai con l’attrice Claudia Appiano e la Regia di Pasquale Buonarota, era un mix di musica dal vivo e teatro. Ho dovuto studiare a memoria i brani suonati dai maestri della Sinfonica per sapere esattamente in che punti intervenire con il testo. È stato molto formativo e non scontato, ma facemmo due anni di repliche con “La Casa dei Suoni” , tutte sold out. Fu una bella sfida e un grande onore per me.

C’è un ruolo o un progetto di cui è particolarmente orgoglioso?

Ho partecipato ad un cortometraggio in cui non avevamo praticamente mezzi, ero l’unico attore e non avevo uno script, avevo a disposizione solo un trucco speciale in volto fatto con tanto e minuzioso lavoro da Michele Guaschino, uno degli effettisti speciali più bravi d’Europa.. ero irriconoscibile, un mostro, come voleva la parte, solo le pupille erano le mie.. ricordo che era Agosto ci vollero più di tre ore per completare il trucco ed ero vestito con pantaloni di lana, gilet sopra la camicia, e un tabarro sempre di lana, più una calotta in silicone sulla testa e diverse protesi incollate alla faccia, una protesi dentaria incastrata sul calco dei miei denti , le condizioni non erano comfortevoli, ma il lavoro fù interessante, mi ero preparato studiando Elephant Man, sul set improvvisai liberamente e feci una proposta al regista cercando di toccare diversi stati d’animo col personaggio. Quando a lavori conclusi ci fu una proiezione una signora del pubblico vedendomi mi disse che non credeva che potessi essere io dietro la maschera nel film, e mi disse: “Si lo so che è una maschera, ma gli occhi non sono i tuoi” questo è stato il complimento più bello della mia vita. Gli occhi dicono tutto, e se non sono i tuoi vuol dire che hai fatto un bel lavoro forse.

Quali sono i suoi obiettivi a lungo termine come attore?

Il mio grande sogno è un giorno aprire una scuola di recitazione gratuita per ragazzi, se imparassimo a immedesimarci tutti nel prossimo sarebbe un mondo migliore. Il teatro fa questo.

Ci sono ruoli o generi che le piacerebbe esplorare in futuro?

Vorrei esplorare il drammatico, ma anche essere un falso eroe nel cinema, un traditore inaspettato. Mi piacciono i ruoli complessi, con la doppia faccia, offrono delle grandi occasioni .

Quali pensa siano le sfide principali per i giovani attori oggi?

Sicuramente il mondo in cui si affacciano è più complesso del passato, oggi viene meno il rispetto che un tempo si riconosceva agli artisti, e i budget si sono ridotti nel mondo del teatro e del cinema, quindi servirà loro molta preparazione e molta tenacia; inoltre l’intelligenza artificiale sta trasformando il mondo e il settore cinema, dovranno capire come sfruttarla e non essere da essa sfruttati. Per quanto riguarda il teatro penso che non morirà mai, sarà dura ma sarà.

Su cosa sta lavorando attualmente? Ci sono nuovi progetti o collaborazioni che puoi condividere con noi di Erre18?

Ogni giorno arriva una nuova occasione, per ora mi concentro sui progetti del presente, dedicarmici al meglio mi dà energia e motivazione, poi il futuro arriva inesorabile.

Ci saluta con un suo motto?

Rubo il motto di una insegnante che stata importante per me… diceva sempre “if you feel pain please smile” se provi dolore o fai fatica, sorridi. Fatelo funziona.

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