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Alessandro Petrucelli, un inizio da sognatore presenta il suo nuovo singolo Rosa Panna

Alessandro Petrucelli, un inizio da sognatore presenta il suo nuovo singolo Rosa Panna

Un inizio da sognatore quello di Alessandro PetrucelliIl suo percorso musicale ha radici profonde. È una vera ”vena artistica”, a ERRE18, si racconta e si confida come nasce in lui il suo lato artistico. 

Ciao Alessandro, benvenuto su Erre18! Vuoi dirci qualcosa di te prima di introdurre la tua nuova uscita?

Ciao e grazie per l’accoglienza! Sono Alessandro, ho 24 anni, vengo da Caselle Torinese in provincia di Torino e canto da quando ero piccolo. Ho sempre sentito la musica come un bisogno interiore, ma solo da poco ho deciso di condividere davvero ciò che provo. Scrivo partendo da esperienze vere, senza maschere. Ogni brano è un pezzo della mia vita. Il mio brano si intitola Rosa Panna.

Come mai la scelta di questo titolo?

È un titolo che ho scelto, perché ha un doppio significato. Da una parte, richiama qualcosa di delicato e bello. Dall’altra, rappresenta l’illusione del tempo: la Rosa Panna è il colore dell’apparenza, di ciò che sembra concreto, ma in realtà non lo è. Nel testo, è proprio questo il punto: a volte crediamo di avere qualcosa davanti, ma è solo un’idea, un sogno, una speranza che non si realizza. È la dolcezza di ciò che non esiste.

Quali sensazioni pensi possa regalare questo brano a chi lo ascolta?

Credo che Rosa Panna possa far compagnia a chi ha vissuto un amore vero, magari mai davvero iniziato, ma profondamente sentito. È una canzone che non cerca effetti speciali, ma un contatto reale. Può regalare un momento di riflessione, di malinconia ma anche di pace. È una carezza più che un grido.

Se dovessi scegliere una canzone che ha segnato particolarmente il tuo percorso artistico?

Fin da piccolo sono stato segnato dai Queen, per la loro potenza emotiva, la libertà stilistica e la voce di Freddie Mercury, che per me è un riferimento. Crescendo, un artista che mi ha davvero colpito è Marracash, in particolare con il suo album Persona: crudo, diretto, profondo. E poi c’è un brano che porto nel cuore: Te lo leggo negli occhi di Franco Battiato. È poesia pura, e ogni volta che lo ascolto mi ricorda che la musica vera sa parlare senza spiegarsi troppo.

Cosa dobbiamo aspettarci da te in futuro?

Sicuramente continuerò su questa linea sincera e intima, ma non mi voglio chiudere in un solo stile. Mi piacciono tanti generi e voglio esplorarli tutti: rock pop, pop soul, rock soul e altro ancora. Non metto limiti alla mia musica, perché ogni suono è un modo diverso per raccontarsi. Quello che conta è rimanere autentici, sempre.

Lasciaci qualche link per ascoltare il tuo brano e buona musica da ERRE18.

Con piacere! Rosa Panna è disponibile su tutte le piattaforme digitali:

Spotify – Rosa Panna

YouTube – Rosa Panna (Official Audio)

“Grazie davvero per questo spazio. A presto e… buona musica! “Alessandro Petrucelli

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Pillole di Sanremo 2025: Cesare Deserto, la grande musica e le grandi melodie sono immortali

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Oltre al suo lavoro da direttore di una testata giornalistica e il suo programma radiofonico trasmesso in Italia, New York e Tenerife, in questo ultimo periodo si è concentrato sulla diffusione del suo libro. Un personaggio rivoluzionario che ha cambiato in positivo completamente la propria vita ed ha abbandonare tutto è con noi ad Erre18 : Cesare Deserto.

 

Cesare, hai sempre lavorato all’estero, soprattutto in America: vivere in Italia è un vantaggio o uno svantaggio?

Vivere in Italia è sempre un vantaggio qualora però, si sia fatta esperienza all’estero e si abbiano delle basi e delle competenze internazionali. Ricordo a tutti che l’Italia è il paese con il maggior numero di siti del patrimonio mondiale dell’UNESCO e che è considerata una delle nazioni più belle al mondo. Io ho avuto la fortuna e la possibilità di lavorare per tanti anni all’estero, New York, Londra, Parigi, Zurigo, Copenaghen, ma l’Italia come clima, cibo, cultura, bellezza è per me imbattibile. Chi la critica aspramente è perché non ha mai vissuto all’estero e non si rende conto di quanto sia stato fortunato a nascere e vivere in Italia. 

 

Sono tanti i cantanti in gara del Festival di Sanremo 2025, che hai conosciuto, puoi svelarci quale canzone ti ha emozionato di più?

Mi hanno emozionato i Modà e Lucio Corsi. Ricordo quando il giorno prima del festival noi giornalisti abbiamo potuto assistere alle prove al teatro Ariston di tutti i cantanti in gara, le loro esibizioni hanno smosso dentro di me qualcosa. Scopo di una canzone è per me, quello di emozionare. I Modà e Lucio Corsi, con il loro stile e le loro parole ci sono riusciti alla grande. 

 

Quale intervista ti ha lasciato un ricordo unico nel cuore?

Per quanto riguarda Sanremo, ricordo con molto affetto le interviste fatte sia ad Amadeus che Carlo Conti che sono state trasmesse anche dal TG1. È stato motivo di soddisfazione poter interloquire con due grandi presentatori ed il fatto che la mia domanda sia stata reputata interessante da poter essere diffusa a livello nazionale, mi ha fatto molto piacere. Per quanto riguarda i cantanti, nel mio cuore ha un posto speciale Diodato. Considero la sua canzone “Fai Rumore” una delle più belle mai composte, ed il fatto che sia stata anche la colonna sonora della mia storia d’amore, ha reso quell’intervista ancora più speciale.

 

Un tuo sogno nel cassetto è… ?

Dopo l’esperienza del cammino di Santiago, di cui ho scritto anche un libro, mi sono diplomato come Insegnante di Hatha Yoga e Mental Coach. Il mio sogno è quello di aprire una sede di yogazen anche in Italia in quanto le uniche due sedi si trovano a New York e Zurigo. Secondo i dati diffusi dalla società italiana di psichiatria (SIP), in Italia la depressione colpisce 7,5 milioni di persone. Quasi il 40% di tutti i giovani italiani soffre di ansia e depressione. Il problema di questa società è che cerca la felicità all’esterno e non all’interno. Considera la felicità un processo di accumulazione e raggiungimento di obiettivi: oggetti materiali, appagamento di desideri sessuali, relazioni e situazioni piacevoli, acquisto dell’ultimo smartphone, di un vestito o borsa firmata, una promozione sul lavoro. Le nostre giornate sono spesso monopolizzate da questi pensieri ossessivi e le nostre energie dedicate in gran parte a questo scopo che deve essere realizzato il prima possibile. Nella visione occidentale, la felicità è come una montagna da scalare: quello che cerchiamo si trova lassù, in cima, lontano, forse persino irraggiungibile. Con questa visione, essere frustrati e stressati è normale: la cima è distante, lo sforzo per raggiungerla è immenso. Nello YogaZen, invece, la felicità/serenità è più simile a una montagna da scavare: quello che cerchiamo è già dentro di noi e il nostro compito è rimuovere strati di detriti accumulati in decenni di vita. Dobbiamo renderci conto che non abbiamo bisogno aggiungere, ma dobbiamo imparare a lasciare andare. Questo, in fondo, è proprio ciò che fece Siddharta, il Buddha: non si mise a cercare piaceri sempre più intensi, come aveva già fatto in precedenza. Smise anche di vagare per l’India. La sua illuminazione iniziò quando decise di fermarsi. Quando prese a scavare dentro di sé. Il mio sogno è di diffondere questo messaggio a quante più persone possibili ed è anche il motivo per cui ho iniziato ad utilizzare diverse piattaforme social, in primis Tik Tok, dove sul profilo @yogazenitalia faccio diverse Live e pubblico numerosi post, per veicolare questo messaggio.

 

Progetti futuri?

Oltre che aprire la mia sede di Yogazen qui in Italia a Roma (mi auguro entro quest’estate), girare per l’Italia e fare numerose masterclass dove diffondere il mio libro “Mollo tutto e faccio il cammino di Santiago – 900 km a piedi, da solo e senza telefono” integrando la mia esperienza con una lezione di meditazione e yogazen. Nel mio libro, oltre che parlare della mia personale esperienza, troverete anche preziosi e pratici consigli utili: l’abbigliamento e le scarpe adatte, quale tipo di zaino comprare e cosa metterci dentro, come allenarsi prima di partire. Inoltre ci sono dei capitoli dedicati alla Storia del cammino (cenni storici, simboli e leggende); durata e distanza del cammino, quanti giorni occorrono per completarlo e da dove partire in base ai giorni a disposizione; quanto costa percorrerlo, dove mangiare e dormire; se percorrere il cammino da soli per una donna può essere pericoloso e se ci sono possibilità di perdersi; infine la risposta a tante domande e preoccupazioni (che poi erano anche le mie) poste da tantissimi aspiranti pellegrini ed il mio indirizzo mail personale dove contattarmi per dissipare ogni vostro dubbio/esitazione. Inspirare il cambiamento, instillare il dubbio che questa vita possa essere vissuta in maniera diversa, che il denaro, la materialità, non siano i valori fondanti e che soprattutto non ci rendano felici ma schiavi, è questo il mio obiettivo. 

 

Una canzone che ti rappresenta. 

Una canzone? La musica è stata l’intera colonna sonora di tutta la mia vita ed ogni singolo momento di cambiamento è stato scandito da un brano. Qui dovrai concedermi una licenza poetica e anziché dirti una canzone che mi rappresenta te ne elencherò dieci: 1) Heroes di David Bowie; 2) Fai Rumore di Diodato; 3) Mia di Gatto Panceri; 4) Vuoi vedere che ti amo di Gianluca Grignani, 5) Core Mio di Giovanni Block; 6) Lasciarsi un giorno a Roma di Niccolò Fabi; 7) Quant’a bucie di Gigi D’Alessio, 8) Bohemian Rhapsody dei Queen; 9) Porcelain di Moby; 10) Turning Page di Sleeping at Last. Concludo questa intervista con la frase che uso sempre per salutare tutte le persone che mi ascoltano e mi seguono: “La rabbia genera rabbia. L’odio genera odio. L’amore genera amore” … Namastè.

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Pillole di Sanremo 2025: intervista Giuseppe Currado Direttore di Mondotv24

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Pillole di Sanremo 2025: intervista Giuseppe Currado Direttore di Mondotv24

Pillole di Sanremo 2025: intervista Giuseppe Currado Direttore di Mondotv24.it

Salve Giuseppe, prima di iniziare, vuoi le spiegarci che cos’è per lei la musica?

La musica per me non è un rifugio, ma una necessità vitale, come mangiare e bere. Non la associo a persone o eventi specifici; preferisco ascoltare musica triste nei momenti felici e viceversa. Non cerco che la musica rispecchi il mio stato d’animo, ma che mi offra nuove prospettive, sorprendendomi e facendomi riflettere.

Dal Festival di Sanremo 2025, quali emozioni le ha suscitato?

Sanremo 2025 è stato un festival ben organizzato, forse fin troppo. Pochi colpi di scena, molta prevedibilità, ma anche momenti di solida espressione artistica. Ho apprezzato il ritorno delle Nuove Proposte, che danno un senso di rinnovamento a un evento spesso legato alla tradizione. Meno spettacolo, più sostanza. Non mi ha emozionato come in altre edizioni, ma mi ha offerto spunti di riflessione. E poi, è sempre Sanremo: anche quando non sorprende, riesce a catturare l’attenzione e a far parlare di sé.

A quante edizioni ha partecipato fino ad ora?

Sanremo 2025 ha segnato la mia terza partecipazione al Festival. È stato proprio questo evento a spingermi a creare il mio gruppo editoriale e le mie testate giornalistiche. L’energia e l’importanza di Sanremo mi hanno ispirato a raccontare la musica e la cultura in modo più approfondito, dando inizio a un percorso professionale che non avrei mai immaginato.

Lei è un editore e un grande comunicatore. Come ha iniziato questo percorso?

Innanzitutto, la ringrazio per il complimento, che accolgo con gratitudine. Il mio percorso è iniziato con un pensiero fisso: Sanremo. Volevo che le mie testate giornalistiche fossero presenti a quell’evento emblematico della musica italiana. Da quell’idea iniziale è nato un cammino che non avrei mai immaginato. Non posso dimenticare di citare i miei soci Marco Macrì, Lorenzo Porcini e Andrea Martinelli, il cui supporto è stato fondamentale in questa avventura. Un ringraziamento speciale va anche a Nico Donvito, direttore della mia testata “Recensiamo Musica”, che sta svolgendo un lavoro straordinario nel panorama musicale, contribuendo significativamente alla crescita e al successo del nostro progetto.

Qual è la parte più difficile del suo lavoro?

La sfida più grande nel mio ruolo di editore è mantenere l’equilibrio tra l’arte e il mercato in questo caso devo ringraziare anche Antonio Eramo che nell’ambito dell’editoria è una persona fondamentale. Da un lato, c’è la passione per la musica e la televisione, il desiderio di dare spazio a voci autentiche e innovative; dall’altro, la realtà di un settore in continua evoluzione, con le sue regole e le sue sfide commerciali. Trovare il giusto compromesso tra sostenere la creatività degli artisti e garantire la sostenibilità economica del progetto è un esercizio quotidiano. Inoltre, coordinare un team di professionisti, ognuno con la propria visione e sensibilità, richiede empatia, determinazione e una buona dose di pazienza. Ma alla fine, vedere un progetto prendere vita e raggiungere il pubblico ripaga di ogni sforzo.

È uscito soddisfatto dalla Sala Stampa Lucio Dalla? Quale intervista le è rimasta impressa e perché?

Quest’anno sono particolarmente soddisfatto del lavoro svolto nella Sala Stampa Lucio Dalla. Tra le varie interviste, quella con Lucio Corsi mi ha colpito profondamente. Lo conoscevo attraverso la serie TV “Vita da Carlo”, dove interpreta sé stesso come artista in gara al Festival di Sanremo sotto la direzione di Carlo Verdone. In quella rappresentazione, Corsi appare come un cantautore indeciso se partecipare o meno al Festival, ma alla fine trionfa, vincendo la competizione. Incontrarlo di persona ha confermato le mie aspettative: Lucio ti trasporta nel suo universo musicale con una naturalezza disarmante. La sua capacità di fondere realtà e immaginazione, già evidente nella serie, si amplifica dal vivo, rendendo l’esperienza dell’intervista davvero immersiva. È stato un momento di autentica connessione artistica che difficilmente dimenticherò.

Qual è per lei la canzone che la rappresenta?

La canzone che più mi rappresenta è “Questo sono io” dei Pooh. Questo brano, contenuto nell’album “Dove comincia il sole” del 2010, è l’ultimo testo scritto da Valerio Negrini prima della sua scomparsa nel 2013. Il testo esplora temi di autenticità e introspezione, riflettendo sull’essere sé stessi senza compromessi. Mi identifico profondamente con il messaggio del brano, che celebra l’importanza di rimanere fedeli alla propria essenza e di affrontare la vita con determinazione e la voglia di primeggiare in ogni cosa che faccio.

Prossimi eventi in programma?

Al momento non abbiamo eventi specifici in calendario. Tuttavia, il nostro lavoro nelle testate dedicate alla televisione e alla musica è un impegno quotidiano. Ogni giorno è un nuovo “evento” nel nostro mondo editoriale, tra articoli, interviste e approfondimenti. Dopotutto, nel nostro settore, l’unico appuntamento fisso è con la passione che mettiamo nel raccontare ciò che amiamo.

Ringrazio per ERRE18 e concludiamo con un suo motto:

La determinazione guida il mio cammino, la passione alimenta il mio impegno quotidiano.”

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La cantante Silvia Tancredi torna sulla scena musicale con un nuovo singolo dall’atmosfera sofisticata: Life As Art

La cantante Silvia Tancredi torna sulla scena musicale con un nuovo singolo dall’atmosfera sofisticata: Life As Art

A tre anni dal terzo album ‘Love’, Silvia Tancredi torna sulla scena musicale con un nuovo singolo dall’atmosfera sofisticata: Life As Art, in uscita l’8 gennaio 2025. Distribuito da The Palma Music e Reload Music Italia (in collaborazione con Sony Music).

 

Salve Silvia, il brano cosa rappresenta per lei?

Buongiorno a voi, “Life As Art” è l’inizio di un nuovo capitolo del mio percorso artistico. Sono molto contenta di poter nuovamente allacciare il dialogo con il pubblico e poter trasmettere le mie idee attraverso la mia voce. Ogni album è come se fosse una fotografia del mio percorso di vita, che ci permette quindi di poter fissare nel tempo le emozioni che caratterizzano quel momento e di poterle riprovare ad ogni nuovo ascolto.

 

Descrivi agli ascoltatori di Erre18 chi è Silvia e quali progetti futuri artistici ci saranno in serbo per lei? 

Mi piace quando mi descrivono come cantante e autrice perché in effetti nel tempo oltre all’espressione vocale si è fatta sempre più impellente l’esigenza di voler comunicare le mie idee e i miei pensieri. In questi giorni stiamo ultimando la lavorazione del videoclip del prossimo singolo e programmando la pubblicazione poi dell’intero album e dei concerti di presentazione.

 

Life As Art è un titolo molto evocativo cosa vuole descrivere attraverso questo brano? 

Life As Art è un’idea nata dall’incontro con il pittore Maurizio D’Andrea. La pittura e l’arte in generale sono sempre stata una mia grande passione e continuano ad esercitare un grande fascino in me, e così ho deciso di raccontare questo legame attraverso la mia canzone. Credo che la presenza dell’arte nelle nostre vite sia un modo per poter entrare in diretto contatto con la bellezza e penso che al giorno d’oggi ce ne sia sempre più bisogno.

 

Nel videoclip, Silvia Tancredi diventa un’opera d’arte che sensazioni le ha dato e chi c’è dietro a questa creazione artistica? 

L’idea di partenza è il frutto del lavorio quotidiano del mio “cervello artistico”. Il tutto è partito dal desiderio di voler fare entrare all’interno del mio videoclip la pittura di Maurizio D’Andrea. Inizialmente non sapevo come, ma dopo diversi tentativi, insieme a Gigi Rivetti, mio pianista e produttore, abbiamo deciso di chiedere a Maurizio di dipingere direttamente l’artista che dava voce al tutto.

 

Quanto é importante avere un team di fiducia? Chi vuole ringraziare?

Direi che è fondamentale. Devo dire che da sempre credo molto nel lavoro di team e penso che la musica e i progetti artistici siano più ricchi quando sono il frutto di più menti e più cuori. Diventa però di fondamentale importanza il rispetto e la fiducia, solo così si può fare davvero squadra e solo in questo caso l’unione fa davvero la forza.

 

Una canzone in generale del panorama musicale che la rappresenta particolarmente? 

Difficilissimo dare una sola risposta, è come chiedere ad una madre quale figlio preferisce. Ma se dovessi buttare dalla torre tutti e salvare solo una sola canzone salverei“Lately” di Steve Wonder.

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Pillole di Sanremo 2025: Diorhà

Pillole di Sanremo 2025: Diorhà

Diorhà, pseudonimo di Angela Pinto, artista, pugliese legata da sempre alla scrittura, al canto, all’arte e al mondo dell’animazione e dello spettacolo.

Intraprende il suo percorso come cantautrice nel 2013 realizzando due album (Regole e Sogni 2014 – Riflesso 2016) e numerosi singoli, tantissimi i live e gli spettacoli che la vedono protagonista.

Finalista di molti contest e festival per cantautori tra i più noti Premio Lunezia, ProSceniUm festival , Premio Donida, Mimì Sarà, Cantautori Bitontosuite, Onda Rosa Indipendente Davanti.

Tra i suoi brani più conosciuti Davanti a un caffè vincitore del premio Donne d’autore nel 2015 e “Rivoluzione” (prodotto in collaborazione con Roberta Giallo) vincitore del premio Palco d’autore 2023.

Molte le esperienze tra live, teatro, programmi tv e radio, forte il suo impegno nel volontariato e nei progetti sociali.

Diorhà, perché questo pseudonimo, significa
Qualcosa per lei?

È ispirato dalla divinità Egizia Rah, dio del sole e fa riferimento ad una caratteristica che mi è sempre stata attribuita, ovvero la solarità.
Sono un’ appassionata di storia dell’ arte e di mitologia e ho attinto da una delle civiltà che mi ha maggiormente affascinata fin dall’ adolescenza.

È  stata recentemente presente come redattrice nella Sala Stampa del Festival di Sanremo 2025, quale emozione le ha suscito stare lì?
Quella di Sanremo è la settimana santa per chi fa musica, ne scrive e ne parla. È un ritrovarsi tra  amici e colleghi o (noi ne siamo testimoni) fare nuove conoscenze.
Sicuramente c’ è anche tanto orgoglio nel rappresentare l’ emittente con la quale collaboro e realizzare servizi per la redazione del Tg.
Sanremo è frullatore di cose da fare e organizzare, un turbinio di emozioni e incontri; devastante ma arricchente.

Sono tanti anni che frequenta il Festival?
È dal 2019 che ci sono, il secondo in sala stampa.

C’è stato un/una cantante di cui è rimasta particolarmente colpita?
Due meravigliose conferme, due cantautori che seguivo da tempo, Brunori Sas e Lucio Corsi

È un’artista poliedrica, qual è la sua Vena Artistica a cui si sente più vicina?
Difficile dirlo, sono tutte sfumature che si intrecciano tra di loro. Però posso dire che in anni in cui ho rinunciato al mondo dello spettacolo, la scrittura è stata il mio posto del cuore.

Progetti futuri?
Intanto procede con grande successo la trasmissione che sto conducendo su FoggiaTV, sto scrivendo nuove cose e spero presto di ritornare live con la mia musica. Dopo tanto viaggiare in giro per l’ Italia, mi piacerebbe creare condivisione e arte nel mio territorio. 

Una canzone in generale del panorama musicale che riascolta con piacere e si sente particolarmente legata?
Anche qui sono in difficoltà! La prima che mi viene in mente… Anna e Marco di Lucio Dalla. Se avessi detto il mio ultimo singolo sarei stata troppo di parte.

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Pillole di Sanremo 2025: Per mestiere e per passione. Intervista allo speaker radiofonico Cosimo Alfano

Pillole di Sanremo 2025: Per mestiere e per passione. Intervista allo speaker radiofonico Cosimo Alfano

Uno speaker radiofonico penso che deve saper creare un legame tra chi ascolta e la notizia o la canzone.  Deve creare interesse verso un contenuto ma senza esagerare nei dettagli.

Una persona che ama trasmettere emozioni agli altri. Ma nello stesso tempo e’ l’amico con cui parli al bar quando fai l’aperitivo oppure quando scambi due parole veloci.

Conosciamolo meglio per capire cosa significa essere dietro al microfono! 

Salve Cosimo, la radio cosa rappresenta per lei?
Ciao amici di ERRE18.

Comincio a dire che la radio, in generale, per me rappresenta una scatola magica dove ascolti tanta musica che ti fa compagnia in momenti belli e brutti della vita.
In questa scatola immaginaria ho sempre ascoltato le voci degli speaker senza conoscere il loro volto…
Questo succedeva nella mia giovane età già dai fini anni ’70.
Poi alla fine degli anni ’80 ho cominciato i primi incontri negli studi di Radio Centro 95 (per me una leggenda).
Finalmente vedevo i loro volti per la prima volta, mi hanno fatto provare i microfoni, le dirette e addirittura registrare, per un concorso, un brano nel loro studio.
Fu subito amore a prima vista con quel mondo fatato ma senza mai immaginare di farne parte un giorno.
Il mio sogno era quello di diventare un cantante, di fare una tournée, di calcare i palchi più importanti, rimasto però poi un sogno mai avverato.
In realtà qualcosa si è avverato di quello che sognavo. Ho inciso negli anni ’90 due brani inediti calcando un po’ di piccoli palchi di paese.
Tornando alla radio, in quel periodo alcune radio han fatto passare i miei brani ospitandomi per intervistarmi. Ero già contento ma quella parentesi finì.

Descrivi agli ascoltatori di ERRE18 chi è Cosimo e quali progetti futuri artistici ci saranno in serbo per lei?
Sono una persona molto determinata. Se ho un sogno non demordo.
Prima o poi lo realizzo… potrebbero anche passare anni ma lo porto a termine.
Il futuro? Io vivo il presente. Ho tanti progetti ma per scaramanzia non spoilero.

È stato da poco presente in Sala Stampa al festival di Sanremo 2025, ci descriva l’emozione più bella che ha vissuto e chi è riuscito ad intervistare che per lei ha significato molto.

Sanremo è sempre un’emozione. Ogni volta che ci sono stato l’ho vissuto in modo diverso. Dalla finale in nona fila nel 2010 al 2023 ad intervistare gli emergenti per strada o in hotel. Altri anni girovagando per godermi l’aria del festival.
Quest’anno è stato il primo anno in Sala Stampa. Un’emozione diversa.
I cantanti che si raccontano, noi che possiamo interagire con domande dirette all’artista.
L’incontro (breve intervista) più emozionante è stato con i Coma Cose ma anche con gli altri.
Io non pretendo mai. Ciò che faccio, poco o tanto che sia, è esperienza unica irripetibile.

Come è nata l’idea di “Parla con Cosimo”?

Dopo essere stato in fin di vita in ospedale per il covid, 53 giorni lontano dalla mia famiglia e dal mondo esterno, ho pensato di dare una svolta alla mia vita.

Di fare qualcosa che a me piacesse particolarmente, che mi facesse rivivere.
Qualcosa che lasciasse un ricordo di me un giorno, quando poi non ci sarò più.
La vita è breve bisogna godersela tutta.
Mi son proposto, inesperto sicuramente nel settore ma con una gran voglia di fare… ciò che ho costruito con la mia tenacia : il mio salotto.

Quanto é importante avere un team di fiducia? Chi vuole ringraziare? 

Ho cambiato diversi collaboratori e ho capito che il progetto è mio e stop. Oggi come oggi ringrazio radio Torino International.
Però mai finirò di ringraziare la persona che mi ha dato la possibilità di cominciare questo bellissimo sogno. Anche se poi abbiamo dovuto dividere le strade per un problema logistico. Non lo dimenticherò mai.

Una canzone in generale del panorama musicale che la rappresenta particolarmente?
Non ce n’è una in particolare ma ad ogni evenienza cambia. Anche perché ora più che mai ascolto molta musica e sono sempre in cerca di giovani emergenti “validi”.
Ecco perché l’anno scorso è nato il contest canoro POP STAR dove sono organizzatore, direttore artistico e presentatore.

Le domande sono terminate, la ringrazio tantissimo per la bellissima intervista per la nostra redazione.

Agli amici di ERRE18 vorrei salutare uno per uno e ringraziarvi per questa opportunità dove mi ha fatto piacere raccontare un po’ di me e del mio programma PARLA CON COSIMO. Ciao a tutti. Grazie Vittoria.” Cosimo Alfano

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LORENZO TOGNOCCHI, ATTORE NEL MUSICAL DI “SAPORE DI MARE”: UN ARTISTA DI ALTRI TEMPI

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Lorenzo Tognocchi, nasce a Pisa il 3 Luglio del 1990. All’età di quattordici anni inizia il suo percorso artistico presso la scuola PROSCAENIUM di Pisa, diretta da Laura Silo, diplomato all’Accademia Nazionale di Roma. Qui studia canto moderno con Donatella Pellegrini, ed è proprio grazie al canto che conosce e si appassiona al musical, tanto da iniziare anche un corso di formazione attoriale diretto per i primi tre anni da Renato Raimo e in seguito da Orazio Cioffi.

Attore, cantante, ballerino, perfomer, ha svolto diverse esperienze sia televisive che teatrali, ma si trova meglio nel teatro, si sente più vivo e si sta meglio anche se delle esperienze televisive alcune di queste le porta ancora nel cuore.

Gareggia nella scuola più amata d’ Italia nel format di Amici, osservando suo fratello, il quale poi gli permetterà di fare dello spettacolo il suo stesso lavoro. 

In “Sapore di Mare”, Lorenzo Tognocchi è Felicino Carraro interpretato nel film da Christian De Sica, Lorenzo, scelto dal regista Maurizio Colombi, con il quale c’era già una conoscenza pregressa nello spettacolo “Peter Pan”, super fan  della pellicola cinematografica dei fratelli Vanzina, fu subito scelto per la parte, aggiudicandosi così uno dei ruoli principali del musical! 

L’attore, presto così veste i panni di uno dei personaggi: il milanese Felicino, non per come tratta le donne come Susan, ma per il carattere e l’aspetto, si adatta, sin da subito in questa parte, trovando assai difficile, imparare il dialetto, nativo di Pisa, non è proprio stato facile adattare il suo timbro toscano a quello milanese, ma ricorda con piacere che anche per l’attore Christian De Sica, con il dialetto è stata un’impresa, ma come tutte le imprese entrambi sono stati molto credibili su quel palco davanti al numeroso pubblico presente in sala. 

Lorenzo, fan della canzone :”Non so degno di te “, ci confida l’amore per le canzoni di Morandi e Baglioni, ripensa con piacere a “Capitani coraggiosi”, innamorandosi di quella musica e di quelle parole, si sa che il gusto retró fa parte di lui, questi brani per lui sono tutti intramontabili!

Un brano dei musical ”Sapore di Mare”, che Lorenzo tiene particolarmente è “Celeste Nostalgia”, essendo cancro, come segno zodiacale, sostiene che l’aspetto nostalgico è positivo, e fa sì, che questo suo lato molto malinconico, fa di lui un interprete davvero autentico ed irresistibile!

Nei suoi progetti futuri, una seconda tournée di “Sapore di Mare”, sarebbe il suo sogno, ma il suo lavoro è sempre in divenire, non sedendosi mai, ammette: ”invecchiare fa schifo”, ride, ricordando con queste parole, dettate negli anni ‘60 dalla grande donna Virna Lise.

In questo momento, forse ci manca questa sensazione, dovremo tornare un po’ a teatro per assaporare la magia di quegli anni, un vetro appannato, pieno di nostalgici ricordi.” conclude così con un sorriso, il nostro attore: Lorenzo Tognocchi. 

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Dalla Sala Stampa Lucio Dalla, nella splendida cornice di Sanremo,  si conoscono vari artisti fra i quali uno speaker radiofonico che scrive brani suoi e si diletta in varie forme artistiche, Francesco Franco.

Francesco Franco è un semplice ragazzo nato e cresciuto a Baggio, nella periferia ovest di Milano, da una famiglia di origini calabresi. L’importanza delle radici si ripercuote in tutto il mio essere, perché ciò che ho sempre visto in questi ambienti fa parte di una mentalità prevaricatrice, fatta di sopravvivenza, violenza e abbandono sociale. È da qui che nasce il mio lato artistico: quando cresci in un ambiente che senti non appartenerti, eppure è quello più familiare, ti senti spesso solo e incompreso e con una gran voglia di urlare dissenso e cambiare le cose. Con la scrittura ho capito che potevo rappresentare, trovare, aiutare chi, come me, si sente fuori luogo, fuori posto, e far capire che non siamo soli. Per me la parte sociale è fondamentale, sia nella musica che in tutto ciò che faccio. I primi live li ho fatti con associazioni benefiche, per ragazzi disabili, senzatetto ed altre difficoltà fino ad arrivare a conoscere Aivis (Associazione Italiana Vittime e Infortuni della Strada), di cui sono diventato socio onorario.

I brani che produci sono opere tue o ti fai scrivere i pezzi?

La parte autoriale è la più importante per me. Mi piace scrivere, scrivo tutto da solo; per alcune canzoni ci ho messo 5 minuti. Quando scrivo riesco ad esprimere pensieri che non riesco a far fluire in altro modo. Mi è successo più volte di rimanere sorpreso dai miei stessi testi, quasi come se li avessi scritti in “catalessi”. Mi riconosco più come autore che come cantante, anche se ad oggi ho scritto solo per me, ma mi piacerebbe scrivere per qualcun altro in futuro.

La tua definizione di arte.

Bellissima domanda. Per me l’arte, in ogni sua forma, è bellezza, quella pura, autentica. Tutto ciò che suscita emozioni istintive è arte. È arte un corpo che incanta nelle sue imperfezioni, così come la musica, un quadro, un film che suscita emozione e riflessione.

La canzone che più ami.

Ce ne sono troppe. Io amo la musica italiana in generale. D’istinto direi “Pensieri e parole” di Battisti.

Un ricordo della tua vita.

È brutto da dirsi, ma mi vengono in mente solo ricordi dolorosi. Vorrei solo dire che tutti i giorni penso di non farcela, poi resisto e ce la faccio, ce l’ho fatta.

Francesco ha altre vene artistiche?

Sì e no. Mi adatto a molti contesti, mi piace variare ed imparare sempre cose nuove. Sono una persona creativa che prova a fare un po’ tutto a modo suo. Faccio lo speaker in radio con un format creato da me e faccio parte dello staff di un programma TV, faccio le grafiche e i video delle mie canzoni da solo. Ma non so se potrei definirle “vene artistiche”, più forse “far di necessità virtù”.

Progetti futuri?

Pianifico molto, ma mi faccio condurre dal momento. Ti direi proseguire quello che sto facendo e imparare per farlo ancora meglio. Di sicuro ho intenzione di fare presto un altro EP musicale e in futuro vorrei fare un album, che in realtà esiste già, manca solo la pubblicazione.

Ho apprezzato fra i tuoi brani: Invisibile, per te cosa significa e che cosa ha rappresentato?

“Invisibile” fa parte dell’EP “Dalla Polvere” fatto in collaborazione con Dyma, mio amico fin dalle elementari e producer di tutte le mie canzoni precedenti, che qui si mette in luce anche come rapper. Ci siamo trovati entrambi in una fase dolorosa delle nostre vite ed abbiamo voluto “esorcizzare” quel periodo con un lavoro che ci facesse esprimere la nostra visione tra presente e futuro. In questo brano siamo partiti dal tema dei senzatetto come simbolo di emarginazione, esclusione sociale e abbandono, per esprimere come nella società moderna siamo tutti un po’ invisibili, descrivendone i punti dolorosi e di forza che ciò comporta.

È un brano a cui entrambi siamo molto legati, ci rappresenta e credo rappresenti la “solitudine” che ognuno di noi vive quotidianamente, ma al contempo, quella solitudine che accomuna tutti noi. Mi viene spontaneo dire “Non siamo soli nella nostra solitudine”.

Se fossi una canzone quale ti rappresenterebbe e perché.

Senza un posto nel mondo” di Marracash ft Tiziano Ferro perché vivo sempre questo dualismo tra ciò che conosco e ciò che vorrei essere, trovandomi spesso destabilizzato e fuori da entrambi i posti, ma allo stesso tempo navigato in entrambi.

Un’aforisma per chiudere l’intervista per ERRE18.

Il bene porta bene” è la frase che dico più spesso. 

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La nostra intervista a Claudio Insegno, regista dello spettacolo musicale: SOUNDTRACKS, il collezionista di Colonne Sonore

Ecco nei teatri italiani SOUNDTRACKS, uno evento musicale che celebra i più grandi compositori del cinema portando sul palcoscenico una raccolta di 40 colonne sonore tra le più celebri di sempre. Sotto la guida del compositore e direttore d’orchestra Paolo Annunziato, la Cinesymphony Orchestra, in collaborazione con Estemporanea Orchestra, trasporterà il pubblico in un viaggio sonoro che spazia da John Williams a Hans Zimmer, da Nino Rota ad Alan Silvestri.


SOUNDTRACKS è stata inaugurata nei teatri italiani in quattro date a partire dal 30 novembre con l’apertura torinese al Teatro Colosseo. Ci sarà poi il turno di Brescia il 21 dicembre, al Teatro Dis_Play (Brixia Forum), quindi due date nel 2025, il 10 gennaio al Teatro del Verme di Milano e il 17 aprile al Teatro Lyrick di Assisi. Noi di Erre18 abbiamo un’intervista esclusiva con Claudio Insegno, regista teatrale di lungo corso che ha curato e curerà la regia di SOUNDTRACKS e che ci ha parlato di cosa sono per lui la musica, le colonne sonore e lo stare a teatro con un pubblico dal vivo.

 

SOUNDTRACKS porta nei teatri le grandi colonne sonore del cinema internazionale. E’ un amante genere?
Sono un collezionista di Colonne Sonore da quando avevo 13 anni! Credo che la colonna sonora sia fondamentale. La musica di sottofondo dovremmo averla anche nella vita per commentare tutti i momenti belli e brutti che viviamo!

 

Che rapporto ha con la musica?
Come appunto dicevo prima, la musica è fondamentale. Ti fa stare bene. Ti fa anche soffrire se, magari, ti ricorda un bruttò momento. Ma proprio per questo credo che l’emozione che ti danno le note musicali di qualsiasi cosa(colonna sonora, opera, musical, pop…) siano fondamentali per vivere meglio.

 

Luca Ward è la grande voce narrante scelta per accompagnare le colonne sonore.Con lui su cosa vi siete concentrati per ricreare questo spettacolo?
Di vivere il film che andiamo a presentare e di cercare di far entrare lo spettatore nell’atmosfera che abbiamo vissuto quando abbiamo visto il film in questione.

 

Qual è la tua colonna sonora preferita che ti rappresenta all’interno dell’evento musicale?
Ce ne sono tante. Non riesco a scegliere quella giusta . Ognuna ha il suo ricordo indelebile di quando sono andato a vedere il film o di quando ho comprato la colonna sonora… però, forse, per questione di amore nei confronti del compositore posso nominare COLAZIONE DA TIFFANY di Henry Mancini.

 

Prossimi spettacoli?
Sto in tournée con STANLIO & OLLIO, spettacolo comico musicale che parla della vita dei due geni della comicità. Io l’ho scritto e curato la regia ed interpreto Stanlio.

 

Un’aforisma per chiudere quest’intervista ad ERRE18?

La colonna sonora di un film non è solo musica: è l’anima invisibile che guida le emozioni, sussurra storie e trasforma ogni scena in eterno ricordo.

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La musica nel sangue e il musical nel cuore

La musica nel sangue e il musical nel cuore: intervista al regista Salvatore Sito.

Salvatore, ci racconti il tuo rapporto sia personale che professionale con la musica?

Con la musica ho un rapporto intimo e tumultuoso, un dialogo che non si interrompe mai. Non passa un solo pensiero che non sia da essa accompagnato, scandisce il ritmo delle mie giornate ed enfatizza i miei stati d’animo. A volte sembra giocare a nascondersi tra le cose, stimolando la mia curiosità: una lavatrice in funzione che ispira un coro, riconoscere quale strumento sta usando il dentista in base alle diverse altezze del suono che produce. 

La musica mi ha insegnato, soprattutto, che alcune cose (quelle più profonde) non si possono raccontare con le parole. Ed è per questo che avere un rapporto tanto intimo con essa è fondamentale per riuscire nel mio lavoro. 

Nel teatro musicale la musica non è mai un semplice accompagnamento, ma contiene una drammaturgia propria, ci deve raccontare delle cose. Per poter essere in grado di restituire allo spettatore le intenzioni dell’autore, quindi, la musica bisogna essere in grado di leggerla, sentirla, immaginarla.

 

La musica ha scelto te o tu hai scelto la musica?

La musica ha scelto me, senza dubbio. Il mio è stato un percorso naturale, spontaneo, non cercato. Non ho mai pensato di avere scelta in questo senso. Anche quando ho attraversato momenti di sconforto e avrei voluto mettere tutto da parte, mi è stato impossibile riuscirci. 

 

Il tuo rapporto con la musica è cambiato negli anni?

Il mio rapporto con la musica non è cambiato, anche se con il passare degli anni ho dovuto imparare a gestirlo. Il teatro mi ha dato disciplina e la possibilità di sviluppare un mio linguaggio, affinché questa forte componente istintiva riuscisse a trovare una forma espressiva efficace.

 

Il musical è un genere molto particolare che richiede capacità interpretative su diversi livelli. Come selezioni le persone adatte a portare in scena i tuoi personaggi?

Anche in questo caso la componente musicale è il punto di partenza. 

Gli attori scelti devono prima di tutto rispettare le caratteristiche che la scrittura musicale impone al ruolo, dopodiché si valutano le competenze/abilità, il background, l’aspetto fisico, ma anche l’energia, l’equilibrio con gli altri attori, il potenziale di crescita, la risposta emotiva, sono davvero tanti gli aspetti da tenere in considerazione nel fare una scelta ponderata.

 

Un regista si occupa davvero di tante cose! Qual è l’aspetto che ti piace di più del tuo lavoro?

Mi appassiona l’analisi concettuale, lavorare sull’opera alla ricerca di contenuti, connessioni che mi permettano di raccontare quella storia in un modo nuovo, senza però in nessun modo alterarne lo sviluppo e il significato originale. Mi piace poi lavorare alla costruzione di un’estetica che sposi perfettamente il concept realizzato e alla ricerca del relativo linguaggio con gli attori.

 

Raccontaci qualcosa di più su come sei diventato un regista di musical.

Sono diventato un regista dopo aver capito che quella del palcoscenico non era la mia dimensione. Averlo vissuto, però, mi permette di capire le difficoltà a cui gli attori vanno incontro, di capire i momenti e di sapere fin dove posso arrivare a pretendere e dove invece è necessario fermarsi. 

 

Sei riuscito a fare tutto da solo, o ci sono altre persone che lavorano con te?

Il regista in genere ha la fortuna di poter scegliere il suo team, ed io mi sono circondato di persone straordinarie. Grandi professionisti ma anche grandi persone, con le quali giorno dopo giorno si alimenta un rapporto di fiducia e stima reciproca.

 

Prossime tappe per il musical della Famiglia Addams? 

Alessandria, Ravenna, Pescara, Sondrio, Firenze, Napoli, Montecatini, Ascoli, Conegliano, Grosseto, Rovigo, Bologna e Rieti. Troverete tutte le info su www.lafamigliaaddams.it.

 

Nuovi progetti in vista? 

Sto lavorando ad un progetto di regia per “Tosca” di Puccini che debutterà nel 2025 e su altri progetti operistici che purtroppo non posso ancora anticipare, oltre alla produzione di un nuovo musical inedito con Compagnia della Corona: “Arsène Lupin, ladro gentiluomo” con mio libretto e musiche originali di Paola Magnanini che debutterà a fine 2025. 

 

Un’aforisma per la nostra redazione di Erre18.

Una citazione dal mio nuovo libretto di “Arsène Lupin”: “Tutto nasce da una cosa che finisce“.

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